Tradizioni di Sardegna

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Terra di poesia

NURAGHE Sardegna

La Sardegna è una terra di poesia, storia e tradizioni, radici profonde che ci contraddistinguono per l’amore che proviamo per la nostra Madre Terra. Per di più con il premio Nobel la scrittrice Grazia Deledda racconta con i suoi romanzi il vivere del passato in essa.

Inoltre la Sardegna, ci narra di lei attraverso le memorie che danzano, i ricordi che suonano e cantano insieme vecchie ninna nanne, che tuttavia ci vengono trasmesse dalle vecchie madri.

memorie

Perchè in quella musica c’è tutta la voce delle lacrime per i sacrifici da affrontare, la forza di andare avanti nonostante le difficoltà e la gioia di ballare insieme.

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Così che lei è la voce di ogni popolo che raccoglie tutta la sua eredità. Sono eterne le memorie della musica perché infondo le canzoni siamo noi e anche se non vuoi con il tempo le ritroverai proprio come ci ritroveremo noi.

tradizioni di sardegna
Maria Carta

Musica Sarda

Maria Carta è stata una cantautrice e attrice, la più grande interprete della musica Sarda. Durante la sua carriera ha ripercorso vari aspetti della musica tradizionale in particolare ” su cantu a chiterra ” i suoi repertori si concentravano appunto su ninna nanne, gosos e canti tradizionali religiosi.

Canta in lingua Logudorese, iniziò a 8 anni mentre si recava tutti giorni prestissimo nelle campagne per lavare i panni, ben presto si sparse la voce e iniziarono a invitarla alle feste di paese. E così diede inizio a una lunga carriera.

La tradizione nel vestiario

Per tornare al punto precedente sulla storia della tradizione facciamo un piccolo collegamento al vestiario e al modo di vivere.

L’abito della tradizione sarda ha caratteristiche analoghe alla lingua in questione. Ogni comunità ha il suo, così ugualmente la sua parlata tipica. Infatti ora si indossa soltanto per feste di paese, processioni etc, ma prima era il vestiario di tutti i giorni.

Quindi si usava vestirsi in questa maniera per andare a lavorare nei campi ma anche per occasioni di gala sebbene i capi destinati all’uso giornaliero venivano realizzati con tele piuttosto resistenti di cotone o lino considerando che camicia e mutandoni nascevano principalmente come indumenti intimi.

Comprendeva la camicia o (càmisa o Bentòne) con maniche molto larghe , mutandoni, un gonnellino tipicamente di orbace, giubetto e copricapo chiamato anche “Berritta”

non si differenziava tanto da quello di festa, se no come già accennato per la raffinatezza dei tessuti e dei ricami

Abito Pulese maschile

Mentre la donna aveva diverse tipologie, prima di tutto quello da massaia che usavano per le faccende domestiche e nei campi come da esempio nell’immagine

comprendeva sempre la camicia, il corsetto ” su croprettu” il fazzoletto per il capo ” muccadori de conca”, la gonna in bordatino e grembiuli ricamati unicamente a mano

Abito pulese femminile

tradizioni Sardegna costume di pula di massaia
costume da massaia pula

Per le occasioni di gala l’abito era più curato cioè composto dalla camicia, un grembiule e un corsetto ricamati in filo oro con un pregiato tessuto di brocato, la gonna di bordato la cuffia per raccogliere i cappelli che per chi li aveva molto lunghi non utilizzava in quanto riusciva a indossare il velo o lo scialle fermandoli con ornamentali trecce. fazzoletto di seta bianco nel petto per poi sfoggiare i gioielli in cui ognuna di loro aveva un determinato nome, come ad esempio: Su lasu qui sotto da portare al collo o su piccioni e così via

C’era l’abito da sposa molto similare a quello di festa ma con una gonna di panno rosso e una striscia di brocato ai piedi. e su gipponi .

abito da festa di pula

Leggende sarde

La Sardegna ci narra mediante leggende di un mondo suggestivo e affascinante di contaminazioni storico culturali, dei racconti popolari che per di più si usava riunirsi per strada e raccontare queste storie. Dove si incontravano demoni, tracce di miti come i Giganti di Monte Prama, Menhir, riti iniziatici nel mondo agropastorale come per esempio : ” Gli érchitos” ossia uomini condannati a trasformarsi in animale durante la notte, ” Le Sùrbiles” ovvero le donne vampiro e ancora le Janas e altri personaggi leggendari.

I riti

Ancora oggi alcune anziane della Barbaggia, Ogliastra etc etc, ripetono alcuni riti per scongiurare il malocchio come ” sa mexina de s’ogu” clicca qui, ritrovare qualcosa smarrita e tanto altro. tutto ciò invocandosi alla luna al sole e alla fede Cristiana.

Poi se questi gesti o riti appartenevano ad un’altra epoca a loro poco importa, sanno solo che con certi gesti accompagnati alla preghiera ottenevano certi risultati e soprattutto la fiducia delle persone, in questo punto hanno riflettuto durante l’intervista su un tempo morto, un mondo che ormai non c’è più.

Tutto questo è un Patrimonio della tradizione orale e scritta che merita di essere ancora narrato : l’umiltà nell’aiutare il prossimo, di dividere il cibo e le cose nell’ospitalità.

ad s’istranzu non l’abbaides sa bertula:

all’ospite non guardare mai la bisaccia

https://www.youtube.com/watch?v=coSSEA40N9Y&t=6s

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